Brunello di Montalcino 2017: cronaca di un'annata difficile

Se n'è parlato parecchio soprattutto in occasione delle uscite dei più grandi vini di questa vendemmia, la 2017 è stata un’annata ostica in tutta Italia: iniziata con una gelata primaverile che ha bruciato buona parte delle gemme, ha proseguito poi con un’estate caldissima e siccitosa, per terminare con qualche pioggia sporadica che ha reso il clima più fresco.

Tutto questo ha comportato una notevole riduzione delle rese in vigna (dal 25% al 50% nelle zone più danneggiate), con la produzione più scarsa degli ultimi 70 anni. Mediamente nei vigneti si sono sviluppati acini di piccole dimensioni con alti contenuti zuccherini e bassi livelli di acidità.

La nostra analisi si andrà a focalizzare sul Brunello di Montalcino 2017: In Toscana la situazione è stata simile a quella riscontrata in tutta Italia, la Confagricoltura Toscana ha stimato una riduzione del 30% sulla produzione totale di vino.

Nonostante questi dati preoccupanti, la degustazione di diversi Brunello di questa annata è andata oltre le aspettative previste, probabilmente dovuto al fatto che molte aziende hanno avuto la possibilità di prepararsi in anticipo al cambiamento climatico che è un problema presente ormai da un po’ di anni, ed una maggiore attenzione al lavoro in cantina.

Innanzitutto ovunque, non solo a Montalcino, l’aumento delle temperature si è affrontato cercando di piantare vigne ad altitudini maggiori o dove possono essere soggette ad esposizioni più fresche, in alcune zone che 10 anni fa sarebbero state inadatte alla produzione di grandi Brunello.

Anche vini provenienti da zone più basse e parecchio soleggiate sono stati comunque in grado di sorprendere positivamente, e questo può essere dovuto a diversi fattori come per esempio la conformazione del suolo, i venti, la vicinanza ad un corso d’acqua e le escursioni termiche tra il giorno e la notte.

Oltre questi aspetti già citati, il segreto della qualità dei vini del 2017 è nella competenza sviluppata da molti produttori che negli ultimi 20 anni hanno tentato di far fronte al cambiamento climatico in diversi modi: innanzitutto molte aziende si sono convertite o avvicinate a principi di agricoltura biologica e sostenibile, e questa diversa gestione del suolo ha già di per se contribuito a raggiungere delle migliorie.

Sul fronte più prettamente enologico la svolta c’è stata prestando maggiore attenzione a vendemmie anticipate volte a preservare una maggiore freschezza nei vini, macerazioni più brevi e delicate, uso del legno nuovo sempre più limitato e un ritorno all’utilizzo di botti di media o grande capacità.

Più in generale si può affermare che la ricerca di uno stile meno concentrato ma più semplice ed essenziale è stata la chiave di svolta che ha permesso di ottenere vini piacevoli e di alta qualità anche in annate più difficili e calde come lo è stata la 2017.

Questo ci fa sperare che, con lo sviluppo sempre crescente dell’abilità dei produttori, sarà sempre più difficile che vengano messi in commercio vini di annate genericamente scadenti.

In conclusione dall’annata 2017 ci saremmo aspettati Brunelli troppo concentrati, piatti e privi di una certa eleganza o slancio, eppure in generale le degustazioni ci hanno fatto ricredere.

Come sempre il nostro invito è quello di provare ad assaggiare, per poter confutare o confermare le tesi teoriche. Ecco qualche proposta…

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